Vi auguro di non dormire non per motivi personali. Per carità, il mio auspicio è quello che voi stiate sempre bene. Vi auguro però che un’intera notte rimaniate svegli in quanto voi tutti o tutte sarete stati o siete padri, figli, madri, avete amici cari a cui tenete, parenti, cugini, cugine. Insomma fate parte di una cerchia sociale e sareste preoccupati quindi se qualcuno di loro avesse un qualche problemino a caso, ad esempio di salute, economico o affettivo. Sicuramente rimarreste svegli, insonni, pensereste allo sfortunato o sfortunata che sia in quanto gli volete bene. Vi sarà pur successo di essere preoccupati per qualcuno!
Bene, detto questo vi auguro invece che tutti coloro ai quali voi volete bene godano di buona salute ma che restiate invece svegli per qualcuno al di fuori del vostro ambiente sociale. Sapete perché vi faccio questo augurio? Per vari motivi ma più che altro per allenare il vostro cuore e la vostra mente ad uscire dalle solite abitudini sociali. Immaginatevi ad esempio in Libia in stato di guerra o con la fame con vostro figlio magari in viaggio in cerca di fortuna a bordo di un barcone definito da qualcuno nave da crociera. Cosa fareste? Dormireste sonni tranquilli? Cosa pensereste da bravi genitori?
Ora immaginatevi, anzi, pensatevi gay, innamorati perdutamente del vostro uomo col quale però non potete uscire in strada col rischio di essere discriminati senza il possesso di alcun diritto. Ora immaginate invece di avere un figlio gay che frequenta una scuola o un quartiere pieno di bulli. Dormireste anche qui sonni tranquilli? Lo so, so cosa state pensando; non sono figli vostri e quindi non potete accollarvi il dolore del mondo. Tranquilli, non vi sto mica invitando a piangere tutto il giorno per qualche tragica notizia del telegiornale. Assolutamente però vi auguro di non dormire soprattutto per queste persone e sapete per quale altro motivo perverso? Perché specialmente in questi tempi come non mai sento dire spesso che è giusto essere nazionalisti perché ognuno deve piangere i propri morti. Nel mio piccolo significa quindi che io debba giustamente piangere mio padre e mia madre senza però pensare alla morte di tuo padre o tua madre. Ecco, che ognuno pianga i suoi senza rompere tanto i coglioni. Qui il dolore non si può condividere perché io sono bianco e tu nero, io cecoslovacco e tu inglese, io italiano e tu normanno. Ecco tutto. Insomma, se io dovessi incontrare qualcuno disperarsi per strada o chissà cosa non dovrei preoccuparmi di nulla: non lo conosco, non so chi sia. Vado dritto per la mia strada.
L'eredità che lasciamo
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