Voglio raccontarvi una storiella.
C'era una volta Judith. Un giorno Judith si suicidò ma non imbracciò nessun'arma.
Non impugnò nessun coltello. Non prese nessuna corda né si lasciò cadere dall'ultimo piano
di un palazzo.
Niente di tutto questo. Judith si uccise con le sue stesse parole.
Furono parole di commiato, di circostanza. Esclamazioni sulla sua persona e sulla gente.
Come la maggior parte dei comuni mortali Judith quel giorno disse più o meno così:
sono brava, sono nervosa, non sono bella, sono alta, sono anche bassa, sono buona,
sono anche cattiva. Posso essere molto cattiva. Non fatemi innervosire.
Andò avanti per ore. Colpevolizzò gli altri, se stessa, poi vi furono assoluzioni.
Vi fu insomma una sorta di delirio collettivo, l'ennesimo stato di alterazione mentale personale e di massa.
Quel giorno Judith mise in piedi un monologo poi un dialogo con altre persone.
Per ore furono enunciate espressioni, vocaboli, discorsi, ragionamenti, chiacchiere,
ciance e addirittura supposizioni, sentenze, ordinanze, promesse, impegni. Tutto.
Tutto e il contrario di tutto. Judith si mise a parlare al telefono ed intavolò un banchetto
di discorsi e ciarle da far rabbrividire ogni passante che passava.
Judith morì di parole ed uccise l'interlocutore di controsensi, di inutilità. Judith crepò di malumore e di euforia.
Judith fu sepolta per sua stessa mano la sera del quindici luglio duemiladiciannove non prima
di aver pensato un ricordo.
Memoria
<< Mi trovo al mare. E' sera, al tramonto.
Sono seduta sulla spiaggia. Sulla riva del mio mare.
Un tenue suono, un sibilo, leggere onde.
Nessuno attorno a me. Nessuno.
Fisso quella linea, laggiù.
Quella riga. L'orizzonte.
L'occhio gira leggermente verso sinistra.
C'è una barca.
Una barca bianca. Piccola. Minuta.
Nessuno a bordo. Non vedo nessuno.
Procede lentamente. Una lumaca. Come una lumaca.
Un rumore portato da un soffio di vento.
Il motore.
Io.
Io e poche cose.
Io e il mare.
Io e quella lenta barca.
Come una lumaca.
In tasca le chiavi. Scendono. Distrazione.
Le perdo.
Con la mano le spingo dentro.
Di nuovo l'orizzonte.
Di nuovo l'immenso blu.
Gli occhi si avvicinano a scatti.
Lontano. Più vicino.
A pochi metri.
Le onde.
Scandaglio il mare.
Un fondale univoco. Trasparente.
Il silenzio.
Quel silenzio di onde.
Quel silenzio salino. Odori forti.
Il silenzio in me.
Assenza di persuasioni.
Mi ritiro.
Ginocchia al petto.
Mi rilasso. Mi curvo.
Inizio a crederci.
Il cielo. Guardo il cielo.
Appena sopra l'orizzonte.
Il respiro.
La scoperta del mio respiro.
Lo sento. Lo ascolto.
Mi ascolto.
Il mare.
Il mio respiro.
Di nuovo il silenzio.
Medito.
Lo Spirito.
Il "non Io".
Socchiudo gli occhi.
Mi placo.
Nessuna frenesia.
Una mano prende l'altra mano.
Tatto.
Ascolto.
Silenzio interiore.
Introspezione.
I miei muscoli.
La pelle.
La mente.
Il cuore.
Ci sono.
Riapro gli occhi.
Lentamente.
L'orizzonte è cambiato.
La barca si è allontanata.
Movimento.
Cambiamento.
Le mie cellule.
Il mio respiro.
Io.
Identità.
Appartenenza.
Distacco.
La vita. Un respiro profondo come a risucchiare tutto il mare. Tutto il mondo. Tutta me stessa.
Piango.
Non c'è nessuno.
Piango di gioia.
Nel silenzio di quella riga.
Dell'orizzonte lontano.
Il Risveglio.
Dalla barca alla Carrozza e della sua metafora.
L’essere umano è un veicolo destinato al trasporto di un passeggero.
Un veicolo definito carrozza che rappresenta il corpo fisico, trainato
da cavalli che sono le emozioni, guidato dal cocchiere che è la mente, mentre il passeggero è l’anima (o coscienza).
Che cosa succede, quando il passeggero (anima-coscienza) dorme e quindi il cocchiere (la mente) decide la strada, la direzione?
Che cosa succede quando il cocchiere (la mente) è confuso e non sapendo dove andare, si lascia trasportare
dai cavalli (le emozioni) che corrono senza una meta?
Spesso per l'essere umano è la mente che decide. E' la mente che si innamora. E' la mente.
Judith pensò alla sua direzione.
Come può cambiare un essere dormiente se non si sveglia e cambia direzione?
Come può cambiare un essere che parla, parla, ciarla, consuma energie se non si ferma e pensa a se stesso?
Come può un uomo essere Attento se non arresta il flusso di pensieri meccanici?
Come può un individuo essere Attento se usa male le emozioni, la mente o la coscienza?
Innanzitutto occorre prefissarci una meta. Non parlo di carriere lavorative. Non solo.
Occorre però riprendere il controllo della carrozza.
Occorre prendere il controllo di noi stessi.
Per questo occorre tornare al silenzio.
Occorre tornare a noi stessi attraverso il silenzio e l'ascolto.
Attraverso l'autoascolto provare a tracciare la nostra direzione. >>
Dopo il ricordo Judith spalancò gli occhi. Respirò e smise di morire.
Quel quindici luglio rimandò la sua morte psicologica.
Judith si ricordò chi era veramente. Era un essere dormiente in balìa degli eventi, del viavai di pensieri,
dei tranelli.
Già, proprio così. Una persona può morire ogni giorno per sua stessa mano attraverso le scuse condizionali.
Attraverso il sonno, le dinamiche, le trappole sociali. Attraverso le parole, le definizioni.
Attraverso i luoghi comuni.
A tutti coloro che amano Svegliarsi!
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