Glenda nacque nell'anno zero. Almeno così le parve ma mano a mano che passavano le ore si rese conto che così non era.
Poteva essere il 1980 o il 2010. A lei non interessava perché non distingueva il tempo. Era una formichina
figlia di una formica regina. Era nata nel suo formicaio all'interno del podere di Mrs Smith. Una vedova
di circa sessant'anni con una prerogativa; un figlio di circa trent'anni alquanto maldestro.
Peter, questo il nome del trentenne, era abituato ad alzarsi tardi per poi pretendere tutto.
Pranzo, vestiti puliti, soldi, auto, insomma servito e riverito dalla madre che puntualmente ordinava alla
sua servitù tutto il da farsi.
Glenda faceva parte del formicaio che era situato appena sotto la porta d'ingresso della casa della donna benestante. Era un
formicaio molto affollato e tutti gli animaletti avevano un ruolo ben preciso.
Quegli insetti forzuti avevano sempre qualche cosa da fare.
Peter era solito accanirsi contro quel nido disinfestando, spruzzando insetticidi e tutto l'occorrente
per disintegrare i suoi nemici. Lui odiava le formiche, odiava tutti gli insetti. Odiava forse tutti
gli esseri viventi. Peter non amava nessuno. Non amava sua madre né tanto meno la sua servitù.
Un giorno nel nido di formiche vi fu una riunione di tutti i presenti per insegnare a Glenda il necessario
per la sopravvivenza: stare alla larga dal cattivone di nome Peter e dagli altri umanoidi.
Se vedi due piedi enormi in lontananza, disse la madre di Glenda, rientra subito, cammina raso al muro. Non ti far
vedere disse un'altra formica regina. Lui è un assassino. Se la prende con noi per non prendersela con i suoi
simili. Eh si, prendersela con noi è facile, aggiunse una formica operaia. Basta una pestata di piede ed è fatta.
Glenda ascoltò quelle parole, si fece delle idee. Il giorno dopo incuriosita mise la testa fuori dal formicaio e vide una
luce abbagliante.
Vi era un sole cocente ma nessuna traccia di esseri umani nei paraggi. Fece due passi avanti, si guardò intorno
con aria diffidente, perlustrò tutto il circondario con sguardo attento e premuroso.
No!! disse perentoria la madre, non andare. Torna indietro. Ancora
non sei pronta. Glenda tornò dentro. Ebbe paura, una sorta di tremore la avvolse.
Rinchiusa nel suo angolino dopo alcuni minuti sentì il pavimento vibrare. Fu un rumore assordante.
Glenda si affacciò. Andiamo, disse una formica rigorosamente disposta in fila indiana. La piccolina non capì.
Le avevano detto di non uscire poi l'invito a farlo.
Osservò tutta la fila e durante quegli istanti
fu avvolta da pensieri contrastanti. Uscire, non uscire. Essere impavida. Audacia, coraggio.
Annuì. Fece un goffo movimento col mento e si mise dopo l'ultima formica. Camminò insieme al gruppo fino all'uscita.
Una volta fuori si guardò di nuovo intorno tanto da perdere alcuni passi ed allontanarsi dalla fila. Recuperò.
Il mondo. Quel groviglio di colori, odori, luci, la avvolse fino a farla inciampare di tanto in tanto. La meraviglia.
Si sentì abbracciare dal calore dell'aria. Quella brezza tardo primaverile la fece salire insieme alle altre
su quel ramoscello di un verde intenso. Si arrampicò con forza. Vieni Glenda, che te ne pare? Le disse
la penultima. Lei sorrise e la seguì divertita.
Gli attimi si accavallarono a tutte quelle forti sensazioni ma non vi fu tregua. Quel rumore tonfo e assordante
continuò. Il tremore non si interruppe. Le prime due formiche della lunga fila rallentarono per scrutare meglio.
E' Peter! Quel nome si sparse in un batter d'occhio. Il passaparola arrivò fino a Glenda. Oddio, Peter?
Attenta! Le rispose sempre la penultima. E' il figlio di Mrs. Smith. Dicono sia perfido e che ce l'abbia con noi.
Più giù ha fatto fuori cinque formicai, disse indicando la parte Sud della tenuta. Eppure nessuna e sottolineo nessuna di noi
è mai entrata in casa loro. Noi, in questa tenuta evitiamo di entrare. Sappiamo di correre pericoli. Rimaniamo sempre
fuori. Guarda quanto ben di Dio!
Glenda non smise di meravigliarsi ed iniziò in una lunga serie di elucubrazioni assai contrastanti.
Eccolo. Si avvicina, disse Glenda. Esatto, le rispose la penultima.
La prima della fila virò di colpo. Scendiamo, andiamo giù. Giriamo dall'altra parte del tronco, non ci deve vedere.
La corsa fu serrata e rapida giù per quel ramoscello e per quella corteccia increspata e ruvida.
Il terreno tremò più forte. Arriva!!
L'evoluzione sociale
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